Introduzione

Giannutri è una piccola isola dell’arcipelago toscano, e si trova sud-ovest dell’Argentario; è la più meridionale delle isole dell’arcipelago e può essere raggiunta da Porto Santo Stefano e da Port’Ercole, poiché dista 23km da qui. L’Isola conta solo 20 abitanti, se non si considerano le presenze nel periodo estivo.Fa parte del comune dell’Isola del Giglio e si trova nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.


(Foto www.toscanaonline.info)

Ambiente territorio , Flora e Fauna

La natura dell’isola è calcarea, con coste dirupate e rocciose.Ha una forma di mezzaluna e la superficie è di soli 2,6 kmq e sono presenti solo tre alture: Capel Rosso, Poggio del cannone e Monte Mario, il punto più alto dell’isola. Il litorale è ricco di meravigliose grotte e cale; la più famosa è Cala Grottoni, nell’estremità meridionale dell’isola.Ci sono solo due sole piccole spiagge di ghiaia nella Cala dello Salmatoio e nella Cala Maestra, a nord dell’isola.
Nonostante sia un’isola mediterranea e la macchia mediterranea sia molto diffusa, sono presenti delle specie chiaramente non originarie del luogo, come il pino, l’eucalipto, l’agave e molte altre, che riescono a sopravvivere in questa zone grazie ad un inverno particolarmente mite.

Sono presenti diverse specie rare di pesci molluschi e crostacei, come cavallucci e stelle marine rose di mare e coralli; la fauna marina è molto varia.Si possono avvistare falchi e corvi, e sono presenti testuggini e gechi. Giannutri è anche chiamata l’isola dei gabbiani.

Storia e leggenda

L’isola non ha mai avuto una storia autonoma. I primi accenni su questo territorio sono presenti già nella Naturalis Historiae di Plinio il Vecchio e nel De chorographia di Pomponio Mela. I romani furono tra i primi abitanti dell’isola e ancora oggi sono presenti i resti di una villa romana costruita tra il I e II secolo dopo Cristo.Tuttavia Dianium fu abbandonata nel III secolo, probabilmente a causa di un sisma che ne danneggiò le costruzioni.Dopo vari passaggi, da Carlo Magno alla famiglia Orsini, Giannutri diventò di spettanza spagnola fino al 1700.L’isola rimase un “covo di pirati” fino alla guerra con i francesi, ma già nel 1730 era sotto la giurisdizione tedesca. Dopo altri passaggi, nel 1860 l’isola fu annessa al Regno d’Italia: tuttavia rimase abbastanza indipendente, poiché non era stata annessa a nessun comune. L’anno successivo nell’isola fu posto un faro, e finalmente l’isola tornò a ravvivarsi. Quintino Sella nel 1865 passò l’isola al comune del Giglio, che la vendette ai principi Scaletta all’inizio del Novecento.Nel 1960 fu oggetto di lottizzazione, ma la ditta costruttrice fallì e Giannutri fu nuovamente abbandonata.Si recuperò interesse per l’isola solo recentemente, con l’interesse verso i Parchi Nazionali.
Tra le tante leggende,la più viva racconta di Gualtiero Adami,capitano garibaldino che prese in affitto l’isola insieme al fratello con l’intento di coltivarla, intorno al 1880. Quando il fratello,vista l’inospitalità del territorio decise di tornare nel continente,Gualtiero rimase sull’isola facendosi raggiungere dalla nipote Marietta Moschini,con la quale ebbe un’appassionante storia d’amore.Nonostante Adami fosse sbarcato malato ai polmoni,riuscì a guarire e visse fino a 80 anni. Ricavò la sua dimora presso la cisterna della villa Agrippina (a lui si devono i primi scavi),e li restò fino alla sua morte,nel 1922. Marietta,rimasta sola continuò forse a vivere nella vecchia cisterna;alcuni pescatori raccontano di questa donna vestita di tela che si aggirava nei pressi della villa romana,fino a che non scomparì misteriosamente. Altri dicono che impazzì per la perdita di Gualtiero e sia diventata una creatura bestiale,il cui fantasma ,gridando, si aggira ancora per la macchia. In realtà sembra più probabile che dopo la morte del compagno abbia abbandonato l’isola,per vivere presso i parenti nel continente.

Archeologia

Il sito archeologico è datato intorno al I e II secolo d.C;sono state infatti rinvenute numerose monete romane raffiguranti Adriano e Traiano durante gli scavi. L’isola in questo periodo apparteneva alla famiglia dei Domini Enobarbi,di cui faceva parte anche il marito di Agrippina,la madre di Nerone. Per questo la villa è chiamata Villa Agrippina.La famiglia degli Enobarbi era una importante famiglia di commercianti; sul fondale dell’isola a testimonianza della loro presenza in questa terra, si possono ancora trovare relitti di antiche navi mercantili romane.Durante le invasioni barbariche la villa fu un rifugio per i monaci benedettini, oltre che per alcuni pirati prendendo il soprannome di Conventaccio.Si può inoltre visitare la casa di Gualtiero, la cosiddetta Casa del Garibaldino (partecipò infatti alla spedizione dei Mille), costruita con gran parte del marmo della villa.La villa Agrippina conserva ancora in parte i pavimenti in marmo e i mosaici in bianco e nero, mentre gli affreschi purtroppo sono andati del tutto perduti.La costruzione era molto grande e la sua suddivisione indica una divisione in zone invernali ed estive.Inoltre era presente anche un piccolo complesso termale.
Nei due approdi, Cala Maestra e Cala Spalmatoio sono ancora conservati altri resti, soprattutto romani che dimostrano la fervente attività del porto in quel periodo. A Cala Maestra la darsena è costruita in opus reticolatum, secondo gli usi romani, ed è perfettamente conservata.Le stanze, quelle che prima ospitavano il magazzino per le derrate, adesso accolgono “la Taverna del Granduca”, un ristorante che conserva al suo interno alcune anfore e capitelli romani. Nella Cala Spalmatoio sono stati rinvenuti alcuni pilastri d’ormeggio per piccole barche ed oltre al muro di contenimento, sempre romano, sulla battigia si trova ancora lo scivolo per le barche, dello stesso periodo.