Una delle zone che ogni turista non dovrebbe mai mancare di visitare, se vuole avere un vero e sincero approccio con la Maremma, è la zona del Ghiaccio Forte. In realtà non stiamo parlando né di un paese, né di una località, né di una rinomata stazione termale… ma di un piccolo (…per così dire) appezzamento di terra che nasconde sotto di sé una grande fetta della storia di questa terra: quella etrusco-romana.
La zona del Ghiaccio Forte è situata in un punto quasi strategico; nel bel mezzo dell’entroterra maremmano, si trova a soli 15 Km da Scansano, protetto dalle alte colline, circondato quasi totalmente da una folta macchia e a ritroso del fiume Albegna, che veniva utilizzato come principale via di commercio e comunicazione tra gli scali marittimi e le zone dell’Etruria interna (Saturnia, Pitigliano e Sovana). Dal Ghiaccio Forte quindi la vista spazia dalla Valle dell’Albegna a Capalbio, Manciano, Montemerano, Saturnia, fino alla vetta del Monte Amiata; per questo motivo, oltre che ad essere un importantissimo centro di interesse storico-culturale, è anche una bellissima posizione dalla quale godere un ottimo e suggestivo panorama.

Nel corso degli ultimi decenni la zona del Ghiaccio Forte è stata soggetta a numerose rivisitazioni, numerosi lavori e scavi che hanno dato alla luce un arsenale di oggettistica, di reperti, di ritrovamenti che hanno reso possibile una piccola stima prima e una reale valutazione poi, della storia che ha caratterizzato queste terre in un periodo che possiamo collocare intorno al VIII-VII secolo a.C. I primi significativi scavi avvennero intorno al 1970 e da subito gli studiosi si accorsero dell’importanza del ritrovamento e della presenza di abbondante materiale archeologico visibile su tutto il pianoro adibito a quel tempo a pascolo. La mancanza assoluta di frammenti di ossa umane escludeva la presenza di una necropoli o di tombe, mentre la maggior parte dei reperti (ad esempio: frammenti di vasi, rosticci di ferro, pesi piramidali) portò subito a pensare alla presenza di un insediamento umano di epoca tardo etrusca… cosa che poi è stata ampliamente confermata dagli scavi. Durante il proseguo dei lavori è stata appurata la presenza sul territorio del Ghiaccio Forte di un centro urbano, circondato da un imponente cinta muraria, della quale oggi rimangono sassi di grandi dimensioni, pietre più piccole di riempimento e blocchi lavorati e squadrati di tufo vulcente e travertino. L’area compresa tra le mura dimostra la passata esistenza di un centro di media grandezza (ma di notevole importanza storico-archeologica), con una pianta a forma quadrangolare più o meno regolare ed evidenti tracce di un impianto urbanistico ben organizzato comprendente abitazioni, locali adibiti a magazzini, officine artigianali, ampi spazi aperti ed un ben strutturato sistema viario. Di quest’ultimo è stata scoperta l’esistenza solo qualche anno più tardi (intorno agli anni ’80) quando gli archeologi hanno riportato alla luce  una serie di reperti, soprattutto ciottoli di origine alluvionale, che avrebbero costituito le vie principali all’interno del centro abitato; queste ultime, a loro volta, fuoriuscivano dalla città attraverso le tre porte principali (situati in maniera approssimativa nelle zone Nord, Sud ed Est della città) e collegavano il centro con le altre aree abitate della zona. La vita all’interno della città sembra essere stata quella tipica di quel periodo; intensi commerci con i centri circostanti, grazie allo sfruttamento del fiume Albegna e dei vari fiumi della Valle del Fiora, una certa attività commerciale anche all’interno della città stessa,  dovuta alla presenza di vari generi di officine e magazzini artigianali (scoperti grazie ai ritrovamenti dei vari reperti) e si suppone anche una sorta di attività religiosa. Di quest’ultima sappiamo ben poco ma, grazie al ritrovamento di una stirpe votiva, gli studiosi hanno pensato all’esistenza di un tempio o di una struttura sacra che potesse fungere da centro spirituale per gli abitanti della città, il tutto poi sembrava essere confermato dalla presenza di oggetti particolari come statue di bronzo raffiguranti figure femminili adoranti e altre offerenti, immagini di bovini (che potevano rappresentare doni da sacrificare), ma purtroppo questa teoria non ha avuto seguito negli anni successivi poiché non sono state trovate sufficienti tracce per confermarlo. Quello che di sicuro sappiamo è che ad un certo punto questa città ha smesso di esistere, ancora oggi infatti evidenti tracce di bruciato sono visibili dappertutto; nell’abitato della collina orientale, nelle tre porte della cinta muraria, nelle varie villette ritrovate, ci sono ovunque indubbie testimonianze di un vasto incendio che ha contribuito all’improvvisa e violenta fine dell’insediamento sul Ghiaccio Forte. Si pensa che la catastrofe si possa essere abbattuta sull’abitato in un periodo compreso tra i primi decenni del III secolo a.C. ed il 200 a.C., durante o in seguito alla conquista romana di Vulci  e del suo territorio. Non si hanno però testimonianze rilevanti riguardo ad una successiva continuità di vita in questo insediamento, ma si pensa più che altro ad un totale abbandono del centro dopo la distruzione.

Qui la vita si è interrotta bruscamente al momento della devastazione dell’incendio, ma sempre qui i crolli hanno sigillato quel momento e ci hanno reso partecipi oggi della loro esistenza. La stragrande maggioranza dei reperti rinvenuti nello scavo del Ghiaccio Forte sono oggi esposti presso il Museo Archeologico sito in Scansano, qui, attraverso una fedele ricostruzione, è possibile rivisitare, ma soprattutto immaginare,  la vita ed i momenti salienti di quella civiltà, di quel popolo che ha reso la Maremma una zona così importante per la storia da essere persino menzionata negli scritti di grandi personaggi come Plinio e Tito Livio. La Maremma è intrisa di storia antica, ma solo chi la vive da vicino si può realmente rendere conto dell’importanza e della bellezza di questa che poi è anche un pò la nostra storia.

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